Latte e latticini sono due alimenti molto dibattuti negli ultimi anni circa il loro ruolo sulla salute, generando dubbi e confusione.
Tante le domande e le perplessità nate su questo argomento ma … sarà tutto vero?
Latte: tra mito e realtà
Quanto le nostre abitudini alimentari sono influenzate dalle mode del momento, dal sentito dire, dalle scelte fatte in maniera più o meno consapevole, dalle persone che ci sono accanto?
Quante volte invece sono veramente dettate dai nostri fabbisogni nutrizionali, dai nostri gusti, dalla consapevolezza e, laddove presente, dalla nostra specifica condizione clinica diagnosticata da uno specialista del settore e non in maniera autonoma?
Negli ultimi anni la maggiore attenzione nei confronti dell’alimentazione e dei cibi che portiamo sulle nostre tavole, sebbene da un lato abbia dato vita ad un consumatore attento a ciò che consuma, dall’altro lato ha innescato dei meccanismi interpretativi non sempre corretti delle informazioni e degli studi derivanti dalla comunità scientifica.
In questo discorso rientrano sicuramente latte e derivati, da sempre presenti nella nostra alimentazione fin dalle prime ore di vita, ma che nel tempo hanno iniziato ad assumere le accezioni più svariate, fino ad essere accusati di nuocere alla salute, o come alimenti “innaturali”.
Domande e perplessità, che nascono dalle tantissime informazioni reperibili in rete, ma non tutte sempre corrette, interpretate in modo giusto, o validate dal punto di vista scientifico.
La comunità scientifica, invece, è chiara su questo tema, specificando che questi alimenti possono essere consumati in base alla frequenza ed alle porzioni standard raccomandate dalle linee guida, e quindi non pericolosi per la nostra salute all’interno di una dieta adeguata, varia e bilanciata.
Alcuni studi clinici hanno infatti dimostrato come il latte, oltre alle sue elevate qualità nutrizionali, possa contribuire a controllare il rischio di incorrere in diversi stati morbosi, metabolici e degenerativi, quali il sovrappeso o il diabete
Per quanto riguarda l’obesità, attualmente le evidenze scientifiche non hanno dimostrato una netta correlazione fra il consumo di latticini e l’insorgenza di questo stato patologico.
Resta ovvio che un aumento di peso ponderale è correlato ad un surplus calorico fornito dall’alimentazione giornaliera, e quindi anche latte e derivati, così come tutti gli altri alimenti, dovranno essere consumati all’interno di una dieta varia, bilanciata ed adeguata al fabbisogno energetico del singolo soggetto.
Allo stesso modo non sono ancora presenti evidenze scientifiche tali che correlino il consumo di latte e derivati come causa primaria dell’insorgenza di stati morbosi gravi.
Queste condizioni cliniche specifiche sono complesse da analizzare, perché risulta complesso il legame tra alimentazione ed organismo umano nella sua totalità.
Un legame che quindi non andrebbe inteso in maniera singola come “causa – effetto”, ma valutato in base allo stile di vita complessivo, ed ai molteplici e complessi fattori fenotipici e genotipici presenti.
Non dimentichiamo inoltre che il latte, soprattutto durante la fase di accrescimento, è un alimento completo che fornisce molti fondamentali micronutrienti, primi fra tutti il calcio e molte vitamine, essenziali per la salute delle ossa in via di sviluppo.
Per questo motivo, il trend decrescente degli ultimi anni dei consumi di latte nel nostro Paese, inizia ad essere un motivo di preoccupazione nell’ambito della salute pubblica, soprattutto tra i più giovani.
Latte: caratteristiche nutrizionali
Il latte è un alimento preziosissimo che, a meno di condizioni specifiche, può essere introdotto all’interno di uno stile di vita sano ed attivo, e nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata
Per quanto riguarda porzioni e frequenza consigliata, come per tutti gli alimenti si rimanda sempre alle linee guida redatte per il nostro paese.
In particolare si fa riferimento ai LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) per quanto riguarda le porzioni, ed alle linee guida per una sana alimentazione italiana dell’INRAN (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), per quanto riguarda la frequenza di consumo.
Nel caso di latte e derivati le linee guida suggeriscono per un soggetto sano e normopeso il consumo di circa 3 porzioni al giorno prediligendo le tipologie a basso contenuto di grassi.
Composto da circa l’80% di acqua, il latte è uno dei pochi alimenti che presenta un profilo nutrizionale completo.
Ritroviamo infatti sia i principali macronutrienti, quali proteine, grassi e zuccheri, nonché i micronutrienti, vitamine (principalmente quelle del gruppo A, C, B ed E), e minerali (tantissimo calcio, magnesio, potassio e fosforo).
Ottima la quota proteica, principalmente rappresentata da proteine ad alto valore biologico, ovvero complete nel loro profilo amminoacidico, accanto ad una buona quantità di zuccheri semplici (principalmente il lattosio), e grassi prevalentemente saturi.
Data la tipologia di grassi presenti, nei soggetti che necessitano di ridurne l’apporto, si consiglia l’utilizzo del prodotto scremato o parzialmente scremato, mentre laddove non sia necessario si raccomanda di inserire il prodotto all’interno di una dieta sana e bilanciata.
Lo zucchero principale presente all’interno del latte è il lattosio, un oligosaccaride – disaccaride, composto da due unità (monosaccaridi): il glucosio ed il galattosio.
Il lattosio è uno zucchero semplice, che l’organismo potrà quindi utilizzare in maniera veloce per sopperire ai suoi fabbisogni energetici.
Questo zucchero è presente, in quantità variabili, in tutti gli alimenti che fanno parte del gruppo “latte e derivati”, e nello specifico maggiormente rappresentato all’interno del latte, in quantità ridotte nello yogurt e nei formaggi freschi, fino a ridursi completamente nei formaggi stagionati a pasta dura.
Il nostro corpo è in grado di sintetizzare in maniera endogena un enzima, chiamato lattasi, in grado di scindere, ovvero di tagliare, questa molecola complessa nelle sue due unità costituenti.
Laddove invece sia presente un deficit di tale enzima, si parla di intolleranza al lattosio, ovvero il soggetto avrà difficoltà a “digerire” il lattosio.
In questi casi il consumo di latte vaccino non andrà completamente eliminato ma, definito il livello di intolleranza del soggetto da parte del medico specialista e laddove se ne ritenga necessario, potrà essere sostituito da un prodotto delattosato, o latte ad alta digeribilità indicato anche come HD (High Digestible).
Una condizione clinica in cui il consumo del latte è, invece, sconsigliato è in presenza di specifiche allergie, come ad esempio l’allergia alle proteine del latte.
È importante ricordare che, in entrambi i casi, la condizione clinica dovrà essere accertata dal medico specialista, per mezzo di specifici strumenti diagnostici, validati scientificamente.
Quindi a chi si chiede se il latte possa favorire l’insorgenza di stati morbosi gravi, la risposta è che ad oggi non esistono evidenze scientifiche in grado di supportarne la veridicità.
L’unica verità è che un buon bicchiere di latte, o uno yogurt sono sicuramente più nutrienti e sani di tanti altri prodotti già pronti o preconfezionati sul mercato, e che dovranno essere inseriti, al pari di tutti gli altri alimenti, nelle giuste quantità, all’interno di uno stile di vita sano ed attivo.
Siate bilanciati nelle vostre scelte.
Tutto, per eccesso o per difetto, potrebbe essere più o meno adeguato ai vostri fabbisogni nutrizionali, ed indicato per garantire un buon stato di salute generale.
Riferimenti scientifici:
Nutrition Foundation of Italy
Fondazione Umberto Veronesi
EFSA 2010
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